Il Sacerdote e il Kamikaze

PREFAZIONE  DI  WALTER  VELTRONI 

“ Nessuno immagina le verità nascoste della gente” : la frase, sussurrata da una donna a una delle protagoniste, è anche la chiave di volta di questa nuova opera di Daniela Rossi, autrice in gradi di coinvolgere il lettore con una scrittura di qualità che ha il dono di rendere il ritmo della vita quotidiana, attraverso frasi brevi che cadono asciutte, pregne di senso. Costruito con un perfetto meccanismo a chiasmo – ogni capitolo si apre con personaggi e si chiude con altri che saranno i protagonisti del capitolo successivo- il romanzo entra dentro le vite pubbliche e private di persone “comuni” . L’essere “persona comune”, però, non sempre si coniuga con quella normalità pubblica che dall’esterno appare pura e intonsa. L’antitesi infatti non è solo nella struttura narrativa ma nell’anima stessa degli uomini e delle donne che incontriamo in una carrellata quasi cinematografica. Dietro quelle vite ci sono sofferenze, crudeltà, violenze, speranze, desideri, c’è un mondo che l’autrice traccia con sensibilità e vigore verbale, con la capacità di concedere al lettore il privilegio di entrare in quelle vite, guardarle, osservarle affinché capisca che quella che giudichiamo, con troppa approssimazione, banalità quotidiana, riserva sorprese spesso drammatiche. Anche la conclusione è doppia: morte e nascita. E l’atto più tragico del romanzo si consuma in uno di quei posti che l’antropologo Marc Augé definisce “ non luoghi”: la metropolitana. Qui, in uno spazio dove ci si incontra senza entrare in relazione, le identità del romanzo si ritrovano unite in qualche modo da una tela di ragno che lega le loro vite. Forse tutti noi siamo prigionieri di quella tela e non abbiamo la capacità, come scrive Daniela Rossi, di guardare oltre “i nostri tristi fallimenti” nonostante “ potrebbe esserci molto di più nella nostra vita”. Il Sacerdote e il kamikaze non si conclude con la tela di ragno. Ci lascia invece con il soffio della speranza, con la vita che riprende il suo posto, con la stupita meraviglia di chi guarda per la prima volta il mondo”

   

    

Walter Veltroni, Giovanni Anversa, Daniela Rossi e Paolo Fallai presentano IL SACERDOTE E IL KAMIKAZE alla Fiera dell’Editoria di Roma 

 

Daniela Rossi si conferma tra le voci femminili più interessanti della narrativa italiana. Con queste tredici storie, che strutturalmente ricordano il minimalismo americano per poi ritrovare un finale corale fortemente metaforico, firma il romanzo rivelazione dell’anno. Non c’è nulla di artificiosamente costruito, la scrittura sorprende per potenza lirica, i personaggi si muovono come marionette tra la carta come nella vita. Ed è questa la vera forza di un’autrice che ad ogni giro di pagina riesce a squarciare il velo della quotidianità senza cadere mai nella retorica Gian Paolo Serino per Il Riformista

La pelle può essere intonsa anche quando nasconde umori marci. Anche quando cela, trasparente e candida, un’infezione assassina e perversa, qualcosa che uccide a dispetto del guscio levigato, dell’impudente bellezza. E’ esattamente questo che ammala la nostra società, il delirio turpe e silenzioso che fingiamo di candeggiare col bucato. Ed è questo che Daniela Rossi, psicologa e scrittrice, come sempre, di pagine disarmanti e dolcissime, ci regala in questo romanzo. Emozioni immediata, graffiare intenso di parole, l’autrice sceglie questa volta di imbastire esistenze intrecciandole a domino. Umanità che la Rossi taglia con il bisturi non per condannare ma per sperare, accanto      all’ innocenza di quel bimbo, l’unico, che nasce tra le pieghe del libro e che affida alla coscienza del singolo, alla responsabilità di tutti   Rita Guidi per La Gazzetta di Parma.